Rassegna stampa – OFFICINA PROMETEO

ROSSELLA MARCHI SU EOLO

Si era ben presentato Francesco Picciotti due anni fa al festival Trallallero con il suo “Efesto”. Aspettavamo quindi con un pizzico di curiosità questo “Officina Prometeo”, il suo nuovo lavoro che non ci ha affatto deluso. Anzi, la sua maestria di artigiano artista ha portato in scena qualcosa di veramente prezioso che ha incuriosito gli adulti e le nuove e nuovissime generazioni. Lo spettacolo infatti ha rapito lo sguardo degli spettatori per ogni nuova invenzione che veniva presentata sul palco dal suo creatore. Ed è proprio questa sensazione che abbiamo avvertito per tutta la durata dello spettacolo: il calore che sentivamo era quello della relazione paterna dell’animatore con le sue creature. Si è sentito come ogni personaggio fosse stato costruito nei minimi dettagli con oggetti di uso comune che, assemblati con sapienza, hanno assunto un’identità precisa, ognuno profondamente diverso dall’altro, con una biografia propria, una storia singolare. La storia di Prometeo e del furto del fuoco la conosciamo tutti ma non così. Abbiamo potuto conoscere Ares, Efesto e la splendida Afrodite costruita con una elegante lampada rovesciata, il fratello di Prometeo, Epimeteo costruito con un barattolo di vetro, nella quotidianità del loro vivere e abbiamo potuto amare e ridere di ognuno dei personaggi per le loro simpatiche caratteristiche mentre Prometeo, una ingegnosa caffettiera rovesciata, riportava il fuoco agli uomini beffando Zeus. Stupisce sempre il teatro di figura quando permette di prendere vita a creature immaginate e create dai sogni dei propri padri. Vederle muoversi, animarsi include lo sguardo dello spettatore nella creazione perché improvvisamente anch’egli è parte di quel punto di vista, improvvisamente il suo sguardo vede quello che ha visto l’artista in un semplice oggetto di uso domestico. E l’artista non è più solo nel suo spazio creativo perché ha dato i suoi occhi agli spettatori. E i bambini ridono dandosi di gomito e giocando a riconoscere in quei personaggi così ben interpretati gli oggetti che così bene conoscono e mai si sarebbero immaginati che potessero essere trasformati in creature così divertenti. E’ molto bravo il nostro Francesco Picciotti, attraverso la figura riesce ad esprimersi al suo meglio e interpreta tutti i personaggi con grande capacità aggiungendo anche un lavoro sul suono molto interessante attraverso la campionatura dei suoni che realizza direttamente in scena e che crea atmosfere e suoni precisi per ogni personaggio. Tutto quindi aiuta lo spettatore a riconoscere i protagonisti della storia: il racconto, la visione e il suono. E tutto questo avviene su un tavolo di lavoro ben organizzato e bellissimo a vedersi, il tavolo dal quale le visioni prendono corpo, si fanno materia e rendono tutto possibile, credibile. Abbiamo davvero molto apprezzato “Officina Prometeo” talmente tanto da fare una preghiera al suo creatore: darci un po’ più di tempo alla fine per accompagnarci più dolcemente nel ritorno a quella realtà che vede in un imbuto semplicemente un imbuto e non la bocca di Zeus. Ma sicuramente entrando in cucina d’ora in poi nessuno sarà in grado di nascondere un sorriso.

SERGIO LO GATTO SU TEATRO E CRITICA.

Tavolo, cantinelle, angoli che appaiono e scompaiono, oggetti comuni che, capovolti, svelano un volto estremamente espressivo, qui ogni elemento è materiale di recupero. Un sorprendente artigianato della scena mescola storytelling e manipolazione per raccontare le sfide dell’essere umano. Da tempo esperto nel realizzare e animare figure minute nascosto nelle baracche, Francesco Picciotti compie un passo importante nell’emancipazione del teatro di figura come teatro per tutti. 


RENATA REBESCHINI SU UTOPIA

Francesco Picciotti, estroso burattinaio/attore/scenografo/sognatore, ama sempre narrare i miti degli dei dell’antica Grecia. Questa volta tocca a Prometeo e alla creazione di tutte le cose, compresi animali e uomini. Siamo dentro ad una strana officina, dove tanti oggetti normali, messi insieme da Francesco, artigiano e narratore, diventano qualunque cosa, qualunque oggetto, qualunque animale, qualunque dio dell’Olimpo. Il Picciotti burattinaio dà vita ai suoi personaggi, l’attore dà loro la voce, l’artigiano li assembla, il sognatore gioca con loro. Uno spettacolo colto e divertente insieme. A quanto pare le due cose possono convivere senza bisogno di battutacce o altro per strappare un sorriso.
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